Tra scrittura e sport: Valentina Cristiani si racconta a Sport Zone News

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In occasione dell’uscita del suo terzo libro proprio oggi, domenica 8 dicembre, dal titolo “Non chiamateci Quote Rosa”, la giornalista, conduttrice e scrittrice Valentina Cristiani ha voluto raccontarsi ai microfoni di Sport Zone News. Dai primi passi mossi per Il Resto del Carlino appena ventenne fino a ricoprire il ruolo come opinionista per Calciomercato su Rai Sport, Valentina vanta di un’intraprendente carriera ricca di esperienze e brillanti successi. Conosciamola meglio insieme…

Ciao Valentina, raccontaci un po’ di te (età, dove sei nata, dove vivi, percorso di studi, lavoro…)

Sono Valentina Cristiani, giornalista pubblicista bolognese, genovese di adozione, classe 1981. Ho due amori martellanti che formano un’unica colonna sonora: le parole e lo sport. Scrivere è parte del mio dna fin dalla tenera età, e penso che il mio miglior talento sia la capacità di trasmettere fedelmente al lettore le sensazioni che io stessa percepisco dalle storie, dai fatti e dalle persone che il mestiere mi fa incontrare. Calciofila incallita. Amo fotografare con la penna le emozioni che colorano lo sport. Lavoro per la Federvela, sono Responsabile di un portale calcistico, scrivo articoli di giornale per quotidiani, e ho esperienze in Redazioni, TV e Radio, come redattrice, conduttrice e/o opinionista. 

Da giornalista affermata quale sei, la tua passione per il giornalismo quando e come nasce?

E’ nata dalla passione per il calcio che mi ha trasmesso mio papà. Sin da piccola mi portava allo stadio ed è stato un crescendo di emozioni  inspiegabili. Ho unito questa passione  alla mia  predisposizione alla scrittura. Ho iniziato, terminate le superiori, collaborando per Il Resto del Carlino, prima Imola e poi Bologna. Su VGA-Tele San Marino a 20 anni feci la prima trasmissione calcistica “Sportcafè” dove intervistavo gli ospiti in studio. Da lì è iniziata la mia gavetta e, a gennaio del 2005, ho preso il tesserino da giornalista pubblicista.

Sei un’appassionata di sport? Se si, ne pratichi qualcuno?

Oltre al calcio, amo il basket ed il motogp. Da piccola ne ho praticati diversi (nuoto, pattinaggio, danza, ginnastica ritmica/artistica, pallavolo, pallacanestro), poi ho preso il patentino di base da allenatrice di calcio (ero l’unica donna al corso) e ho allenato due stagioni i pulcini a Zola Predosa in provincia di Bologna. Ultimamente ho praticato la zumba e mi rilasso camminando un’oretta quasi tutti i giorni.

Come si è evoluta la tua carriera da giornalista nel corso degli anni? Raccontaci un po’ le tue esperienze nell’ambito dell’editoria del giornalismo e sotto l’aspetto televisivo. Ne ricordi qualcuna in particolare che ti è rimasta impressa? Se si perché?

Esperienze su siti, su magazine, quotidiani, in uffici stampa, TV e Radio. La gavetta non finisce mai e sono entusiasta delle nuove sfide. Il punto fermo sono la passione e l’amore per il lavoro che faccio. Mi reputo una spettatrice della vita. Non è passato giorno che non abbia imparato qualcosa dalle persone che ho incontrato nel cammino e/o intervistato. Prima di raccontare una persona o un evento nelle pagine di un quotidiano, in TV, o in un libro.. mi deve “arrivare”. Viviamo in un mondo che va velocissimo, e lo stare al suo passo rende la cosa interessante.

Valentina Cristiani – foto Ig

Pro e contro del tuo lavoro? Ti sei mai ritrovata in situazioni difficili o scomode?

Sono stata vittima di discriminazioni e pregiudizi, alcuni li ho combattuti, alcuni abbattuti, altri meno. Da ragazza forse ci facevo  più caso, ora non più. Preferisco soffermarmi sulle critiche costruttive.

Personaggio nel mondo dello sport che ammiri o dal quale trai ispirazione? 

Stimo Simona Ventura come donna e come professionista. Ma non ho mai avuto veri modelli a cui ispirarmi. Ci sono comunque molte persone con cui lavoro che stimo e mi confronto.

L’8 dicembre è uscito il tuo terzo libro dal titolo “Non chiamateci Quote Rosa”, edito da Pathos Edizioni. È intuibile un chiaro riferimento al genere femminile.  Vuoi raccontarci di più sul testo? Cosa ti ha spinto a scriverlo e soprattutto qual è il messaggio che si propone di dare al lettore? Come mai hai scelto di dar voce alle tante giornaliste sportive italiane proponendo questo tema?

L’esperienza della scrittura è meravigliosa, perché, mentre per il giornale subisci la tirannia del tempo e dello spazio, con i libri è diverso. Inoltre nessuno può farti del male quando scrivi. Molti dei miei libri nascono dalle sensazioni che ho provato, provo.

Se sei donna, il mestiere di giornalista è più “pericoloso”. Significa essere esposte più facilmente a pregiudizi, discriminazioni, violenza sessista e, talvolta, molestie. Quello che è emerso dalle storie raccontate dalle quaranta giornaliste intervistate è che ancor oggi molti credono che la ragazza in tribuna stampa o sugli spalti stia guardando non la partita ma i giocatori perché è innamorata di loro, che vengano assunte giornaliste esclusivamente sulla base delle misure/bellezza estetica e non delle competenze, oltre a critiche sessiste (non di merito ma su preconcetti) verso telecroniste, e allenatori che, contestati da una giornalista, rispondono chiamandola “signorina”, proseguendo con fare paternalistico. E si potrebbe continuare all’infinito, aumentando la gravità.

Il libro tratta anche la disparità di genere all’interno delle redazioni – siano esse televisive, giornalistiche, o radiofoniche. Nonostante alcuni passi avanti rispetto al passato, le giornaliste continuano a scontrarsi con scogli che caratterizzano pressoché ogni salotto, programma, o giornale: la mancanza di ruoli apicali (sono rarissimi i casi) e il paternalismo che le relega a spalla della controparte maschile. Quello che le giornaliste chiedono sono le “pari probabilità”, ovvero le stesse possibilità previste per gli uomini di fare carriera o arrivare a ricoprire determinate posizioni apicali.

Per onestà intellettuale nel libro viene anche riconosciuto che, molto spesso, il problema sono le donne stesse, invidiose le une delle altre, che non riescono a fare squadra. Ma non solo. Molte donne si adeguano al sistema che le fa sentire “corpi estranei” e all’ennesimo episodio discriminatorio accettano il ruolo della “vetrina” o, peggio ancora, mollano tutto.

Il libro contiene la prefazione di 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐚 𝐑𝐨𝐬𝐬𝐢 (giornalista, conduttrice Dazn), l’introduzione di 𝐏𝐚𝐨𝐥𝐚 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐚𝐫𝐢 (giornalista, conduttrice Rai) e la postfazione di 𝐅𝐞𝐝𝐞𝐫𝐢𝐜𝐚 𝐂𝐚𝐩𝐩𝐞𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐢 (giornalista, Presidente della Divisione di Calcio Femminile FIGC) e la testimonianza di altre 40 giornaliste.

Non chiamateci quote rosa – Valentina Cristiani – Libro – Pathos Edizioni – | Feltrinelli

Com’è nata l’idea di questo titolo “NON CHIAMATECI QUOTE ROSA”?

Un titolo accattivante che rende perfettamente l’idea: Basta parlare di “quote rose” che sono un punto di sconfitta per tutti. Non di arrivo. Basterebbero le quote per merito. Al posto delle quote rosa o azzurre o arcobaleno si dovrebbero istituire “le quote di risultato”, ossia la sottoscritta viene giudicata per quello che effettivamente vale, in termini professionali, indipendentemente dal sesso di appartenenza, che è assolutamente ininfluente ai fini di una graduatoria meritocratica.

E invece vuoi riportarci anche la tua di idea in merito alla figura della donna giornalista nel mondo dello sport? Quali pensi siano le radici fondanti sulle quali si è radicato il pregiudizio di genere? Pensi che ciò accada ancora adesso allo stesso modo, nonostante il passare del tempo? Secondo te quali sono le prospettive future?

Nel giornalismo sportivo il pregiudizio è ancora parecchio radicato. Sono sempre cose che ti vengono dette alle spalle, anche perché dicendole apertamente si verrebbe puniti. Oltre ai colleghi vi è un pregiudizio diffuso anche nel pubblico, molte volte trapela anche nei social. La cosa che infastidisce è che il più delle volte non sono critiche di merito, dovute al fatto che hai sbagliato qualcosa, ma sono basate su un preconcetto.


Presenterai il tuo libro in qualche store? Se si ricordiamo ai nostri lettori le date per i firmacopie.

Il Libro era presente a Roma alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri Più liberi” 4-8 dicembre 2024. La prima presentazione ufficiale sarà alla Feltrinelli di Genova il 9 gennaio 2025 alle ore 18. Poi a maggio sarà presente al Salone del Libro di Torino. Vi saranno poi presentazioni televisive e altre interviste.

Un altro anno sta per giungere al termine, ti ritieni soddisfatta di quello che è appena trascorso sotto l’ambito lavorativo?

E’ stato un anno estremamente positivo, sono molto soddisfatta di tutto quello che ho realizzato, anche attraverso delusioni, piccole amarezze, fallimenti, cose che capitano nella vita di tutti. 

Progetti futuri per il 2025?

Portare in giro per l’Italia “Non chiamateci quote rosa” e magari realizzare un format che tratti questa tematica.

Un saluto speciale ai nostri lettori.

Grazie a te Alessia per la tua disponibilità e sensibilità in merito alla tematica e per l’intervista che mi hai rilasciato, presente all’interno del libro.

Noi ti ringraziamo per la tua disponibilità e ti auguriamo davvero tutto il meglio per il futuro, un caro abbraccio.

Aprile 2, 2025

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